Quando gli algoritmi decidono chi sei e l’incompetenza umana conferma
🎯 IL MERITO È MORTO?
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“Promozioni invisibili e punizioni silenziose”
Hai vissuto valutazioni ingiuste? La tua voce conta!
🎙️ INVIA LA TUA TESTIMONIANZA1 Una valutazione fredda come un algoritmo
Una volta, per sapere se un collega faceva bene il suo lavoro, bastava guardarlo lavorare. Bastava ascoltare come parlava al cliente, come risolveva un problema, come si muoveva nei momenti di tensione. C’era un rapporto diretto tra gesto e giudizio, tra competenza e riconoscimento.
Oggi quella valutazione passa prima da un algoritmo.
Nelle grandi banche italiane, i sistemi di gestione delle performance stanno progressivamente abbandonando l’osservazione diretta in favore dell’elaborazione automatizzata. Vengono raccolti dati su vendite, accessi al sistema, firme digitali, presidi formativi, reazioni sulle piattaforme interne, comportamenti “coerenti” con i valori aziendali. Persino il tempo che passi a leggere una mail viene registrato e pesato.
Tutto questo viene “letto” da un sistema digitale che elabora punteggi, genera profili comportamentali e propone classificazioni. Il software sa quante volte hai aperto la piattaforma formativa, ma non sa se hai davvero imparato qualcosa. Conta i tuoi click, ma non misura la qualità del tuo pensiero.
⚠️ IL PROBLEMA DELLA TRASPARENZA
Ma chi ha scritto quelle regole? Qual è l’idea di “bancario ideale” su cui è stata addestrata quell’intelligenza artificiale? Quali bias, quali pregiudizi, quali visioni distorte del lavoro sono finite dentro quei codici?
Non lo sappiamo. Nessuno lo sa davvero.
Le banche parlano genericamente di “modelli predittivi” e “valutazioni oggettive”, ma dietro questa retorica si nasconde un vuoto totale di trasparenza.
Il criterio professionale, quello fatto di esperienza, intuito e relazione umana, è già stato smontato pezzo per pezzo. Al suo posto c’è un nuovo giudizio: impersonale, anonimo, automatico. Un algoritmo che ti guarda lavorare senza sapere cosa significa davvero farlo, che ti valuta senza conoscerti, che decide del tuo futuro senza aver mai visto un cliente.
2 Quando l’intelligenza artificiale incontra l’incompetenza umana
Se già il primo livello — quello algoritmico — presenta distorsioni evidenti, è nel secondo passaggio che la situazione precipita definitivamente: l’intervento umano.
Secondo la teoria, i dati forniti dall’intelligenza artificiale dovrebbero rappresentare solo uno strumento di supporto al giudizio dei responsabili delle risorse umane e dei gestori di struttura. L’IA “elabora”, l’uomo “valuta”. L’algoritmo suggerisce, il manager decide. Così dice il manuale delle procedure.
Ma nei fatti, questa filiera è ormai completamente rovesciata. Il dato prodotto dalla macchina viene accettato acriticamente, senza alcuna reale revisione. E anzi, il controllo umano che dovrebbe essere una “sentinella del senso” diventa un amplificatore di distorsione.
Il problema non è solo l’automatismo. È chi lo conferma.
Molti dei “valutatori umani” non hanno mai lavorato sul campo. Non hanno gestito clienti arrabbiati un lunedì mattina, non conoscono le complessità di una filiale nei giorni di picco, non sanno cosa significhi reggere la tensione di un’intera settimana di scadenze, o un mese di pressioni continue su obiettivi irraggiungibili.
Sono gestori amministrativi cresciuti tra fogli Excel, burocrati del comportamento, professionisti di un mondo virtuale che non ha mai incontrato la realtà del bancone. Leggono indicatori di performance come se fossero la Gazzetta dello Sport: con interesse, ma senza capirci niente.
🔥 LA SPIRALE DELL’ERRORE
Altri, peggio ancora, conoscono bene la realtà operativa, ma hanno imparato una cosa sola: conviene non vedere. Conviene non capire. Conviene stare zitti e ratificare quello che dice il sistema.
Incapaci di leggere i dati in profondità, si affidano alle tabelle. Privati di autorevolezza reale, si rifugiano nelle formule preconfezionate. Invece di opporsi all’assurdo, lo giustificano con il linguaggio delle competenze trasversali e degli obiettivi condivisi.
E quando qualcosa non torna, la soluzione è sempre la stessa: incolpare il lavoratore.
Se i dati dicono che sei “non in linea”, non sei più un collega da aiutare o da capire, ma un problema da gestire, un’anomalia da correggere.
Questo è il punto esatto in cui la freddezza dell’algoritmo incontra l’ignoranza della gestione. E lì, tra numeri sbagliati e persone sbagliate, nascono le valutazioni che distruggono carriere, annientano motivazioni, e fanno ammalare le coscienze.
3 Il nuovo criterio: obbedienza prima, competenza dopo. O mai
Se in passato le banche cercavano personale competente, capace, affidabile, oggi ciò che sembra contare di più è la docilità funzionale.
Non servono persone che sappiano davvero cosa stanno facendo. Servono persone che obbediscano senza fare domande, che eseguano senza pensare, che non si facciano mai notare per i motivi sbagliati.
La valutazione individuale è diventata un meccanismo di controllo del comportamento, non di riconoscimento della professionalità. Si premiano le “soft skills” solo nella misura in cui indicano adattabilità al sistema, disponibilità a eseguire ordini anche insensati, propensione al conformismo aziendale.
Non importa se un operatore conosce a fondo i prodotti, se sa costruire relazioni sane e durature con la clientela, se risolve problemi complessi prima che diventino emergenze, o se previene errori strutturali che potrebbero costare migliaia di euro. Queste qualità, un tempo considerate virtù fondamentali, oggi non spostano nulla in una valutazione.
📋 I NUOVI PARAMETRI DEL SUCCESSO
Quel che conta davvero oggi è altro:
• Non creare “rumore” nel sistema di reporting
• Eseguire senza fiatare qualsiasi direttiva, anche quando è palesemente sbagliata
• Accettare qualsiasi obiettivo, anche quando è irraggiungibile
• Mostrarsi sempre entusiasti, anche quando si è in apnea emotiva
• Non sollevare mai problemi che potrebbero mettere in imbarazzo chi sta sopra
Ma c’è un livello ancora più tossico: quello della relazione personale strumentale.
Sempre più spesso, chi ottiene valutazioni eccellenti non è né il più competente, né il più produttivo, ma chi ha costruito legami strategici con i valutatori o con figure influenti nella struttura. Amicizie di convenienza, alleanze di palazzo, protezioni incrociate.
⚠️ IL MESSAGGIO DEVASTANTE
Non serve sapere, serve piacere. Non serve crescere professionalmente, serve appartenere al gruppo giusto. Non serve studiare, serve sorridere alle persone giuste.
E allora capita sistematicamente che chi studia i prodotti nel tempo libero, chi lavora duramente per migliorare le sue competenze, chi ha ancora coscienza professionale, venga scavalcato da chi ha il sorriso giusto al momento giusto, da chi dice sempre sì a tutto, da chi “sta nel giro” delle protezioni interne.
È così che la valutazione diventa strumento di selezione negativa, e il danno è doppio:
• Chi è davvero bravo si demotiva, si isola, perde fiducia nel sistema
• Chi è mediocre ma ben posizionato prende il comando, rafforzando un meccanismo malato
4 Così si costruisce una spirale mortale per la professionalità
Quando un sistema premia sistematicamente chi è allineato e penalizza chi è competente, non è solo ingiusto: è pericoloso per la tenuta stessa dell’organizzazione.
Non per chi sta al vertice, che spesso non vede nemmeno gli effetti delle sue scelte, ma per chi ogni giorno tiene in piedi il vero funzionamento della banca: i lavoratori che conoscono il mestiere, che lo praticano con coscienza, che ci mettono la faccia davanti ai clienti.
Il nuovo modello di valutazione, nato da un mix velenoso tra algoritmi opachi e incompetenza gestionale, sta producendo una crisi lenta ma profonda. Non è una crisi fatta di numeri, bilanci o indicatori finanziari. È una crisi fatta di silenzi, frustrazioni, delusioni quotidiane.
Chi lavora bene si sente irrilevante, trasparente, inutile. Chi lavora con serietà viene visto come un ostacolo al flusso. Chi alza la testa viene considerato un problema da gestire.
🌀 LA SPIRALE AUTODISTRUTTIVA
Primo giro: I professionisti autentici smettono di crederci, si chiudono nel silenzio, iniziano a “galleggiare” per sopravvivere.
Secondo giro: I mediocri protetti crescono di ruolo, portando in alto la loro mediocrità.
Terzo giro: I clienti perdono fiducia, ricevendo risposte sempre più approssimative.
Quarto giro: L’etica professionale viene marginalizzata, sostituita dalla logica del target a ogni costo.
Il risultato finale è una banca senza memoria storica e senza spina dorsale etica, dove chi pensa con la propria testa diventa un’anomalia da correggere, e chi ha valori solidi viene trattato come un nostalgico di un passato che non tornerà più.
Una banca che non riconosce il valore autentico del lavoro è una banca destinata a perdere se stessa, i suoi migliori elementi, e alla fine anche i suoi clienti.
E la cosa più grave? Questo processo è già in corso, sta già accadendo sotto i nostri occhi.
5 Il merito è morto? Radio Bancari apre l’indagine
Ci siamo chiesti: quanti colleghi vivono tutto questo ogni giorno, ma non lo dicono mai? Quanti tacciono per paura, pur sapendo che il sistema è malato? Quanti abbassano la testa per non essere segnati come elementi problematici?
La risposta è: troppi. Molti più di quanti si possa immaginare.
Per questo Radio Bancari ha deciso di aprire un’indagine indipendente, totalmente autonoma, senza filtri aziendali e senza bandiere sindacali. Un’inchiesta collettiva per raccogliere la voce reale, non filtrata, dei lavoratori del credito.
🔍 “PROMOZIONI INVISIBILI E PUNIZIONI SILENZIOSE”
Questo è il titolo della nostra indagine. Un nome che dice tutto quello che c’è da sapere sulla situazione attuale.
Non ci interessa il linguaggio ovattato delle Risorse Umane, né la finta partecipazione dei “feedback condivisi” e dei “momenti di ascolto” aziendali. Vogliamo sapere cosa accade davvero nel quotidiano, dietro le quinte delle valutazioni ufficiali.
📲 COME PARTECIPARE È SEMPLICISSIMO
📧 Scrivi a radio.bancari@gmail.com
🎙️ Oppure visita www.radiobancari.it
Sul sito è sempre attivo un sistema di registrazione audio
❓ COSA VOGLIAMO SAPERE
Sulla tua valutazione:
• Rispecchia davvero il tuo lavoro o sembra scritta da chi non ti conosce?
• Ti sei mai sentito penalizzato per aver detto una verità scomoda?
• Hai mai ricevuto giudizi che non corrispondevano alla tua performance reale?
Sui criteri di avanzamento:
• Hai mai visto colleghi incapaci promossi solo perché “vicini” a chi decide?
• Conosci casi di persone competenti bloccate perché non entrano nelle logiche relazionali?
• Ti è mai sembrato che contasse più il sorriso della competenza?
Sul sistema:
• Hai mai avuto l’impressione che non importasse quanto sai fare, ma quanto sai stare zitto?
• Credi che chi ti valuta capisca davvero il tuo lavoro?
• Ti sei mai sentito giudicato da un algoritmo invece che da una persona?
Raccoglieremo tutto in forma completamente anonima e sicura. Puoi scrivere, registrare un audio, raccontare la tua esperienza nel modo che preferisci. Non chiediamo nomi, né dati identificativi.
Sul nostro sito è sempre attivo un sistema che ti consente di registrare e inviarci un messaggio audio in qualsiasi momento, da qualsiasi dispositivo. È uno spazio di ascolto aperto: nessun filtro, nessuna censura, nessun algoritmo a decidere se meriti di essere ascoltato.
Analizzeremo tutto insieme a esperti del lavoro, psicologi organizzativi, consulenti indipendenti che non rispondono a nessuna struttura aziendale o sindacale.
🎯 L’OBIETTIVO: ROMPERE IL SILENZIO
Lo scopo non è cercare visibilità o fare battaglia ideologica. L’obiettivo è documentare ciò che il sistema vuole tenere nascosto, far emergere il malessere strutturale che attraversa le banche italiane, dare voce a chi non ce l’ha.
Perché il “merito”, così come viene raccontato oggi dalle aziende, non è una garanzia di equità: è diventato uno strumento di esclusione, selezione arbitraria e controllo comportamentale.
E finché nessuno lo denuncia apertamente, continuerà a essere così.
6 Fuori dai giochi, dentro la verità
Radio Bancari non entra nei tavoli di concertazione, non firma intese con le aziende, non cerca interlocutori privilegiati nei palazzi del potere bancario.
Radio Bancari non vuole potere istituzionale, ma vuole verità documentata. E libertà di parola.
Questa inchiesta non è un atto politico nel senso tradizionale del termine. Non è una rivendicazione sindacale, né una proposta di riforma contrattuale. È una raccolta sistematica di realtà vissute — spesso taciute per paura, spesso bruciate nel silenzio delle filiali, tra una valutazione ingiusta e un avanzamento negato senza spiegazioni.
Il nostro compito è semplice e scomodo allo stesso tempo: accendere la luce dove tutti gli altri preferiscono guardare altrove.
Non pretendiamo di risolvere i problemi del sistema bancario. Pretendiamo di raccontarli come stanno davvero, senza filtri diplomatici, senza linguaggio aziendale, senza compromessi al ribasso.
Non entriamo nei giochi di potere del sistema, perché vogliamo restare liberi di raccontarlo dall’esterno. Non chiediamo ruoli consultivi, né riconoscimenti ufficiali, né tavoli di confronto.
Pretendiamo solo il diritto di dire le cose come stanno. E continueremo a farlo, con la stessa intensità, finché ci sarà anche un solo lavoratore che non si sente visto, ascoltato, riconosciuto per quello che vale davvero.
La forza di Radio Bancari è proprio questa: essere dentro il mondo del lavoro bancario, ma fuori dal suo teatro delle parti. Fuori dai compromessi di facciata. Fuori dalle gerarchie che premiano il silenzio. Fuori dai codici non scritti che puniscono il pensiero autonomo.
📢 QUELLO CHE FAREMO
Quello che raccoglieremo da questa inchiesta sarà restituito nudo e crudo, senza abbellimenti retorici:
• Nei prossimi articoli che metteranno nero su bianco le contraddizioni del sistema
• Nei video che daranno volto e voce a chi di solito non viene ascoltato
• Nei podcast che approfondiranno ogni aspetto di questa crisi silenziosa
• Nelle storie che metteranno in discussione la narrazione ufficiale del merito
🎙️ UN INVITO PERMANENTE
Se hai vissuto un’ingiustizia lavorativa, un’umiliazione professionale, se ti è stato chiesto un assenso forzato a un sistema che non ti riconosce il valore, sappi che su www.radiobancari.it c’è uno spazio sempre aperto per la tua voce.
Un sistema semplice e sicuro, attivo ogni giorno: puoi inviarci un messaggio audio in totale libertà, quando vuoi, come vuoi.
Oppure scriverci direttamente a radio.bancari@gmail.com.
Siamo qui per ascoltare senza giudicare. E per raccontare senza censure.
Perché se un giorno qualcosa cambierà davvero nel mondo del lavoro bancario, sarà grazie a chi ha avuto il coraggio di parlare apertamente. Non di salire sulla scala gerarchica. Ma di rompere il silenzio.


